Quattro chiacchiere con Antonio Martino, senior developer di ESSE I

Quattro chiacchiere con Antonio Martino, senior developer di ESSE I

 

Quando, mesi fa, abbiamo rilanciato il brand ESSE I, ci siamo ripromessi di aggiungere al nostro piano editoriale fatto di news e utilità su informatica e coding anche contenuti nuovi che raccontassero la nostra vita dietro le quinte. Che raccontassero chi siamo in quanto persone e professionisti. Che raccontassero il nostro team, oltre a quello che facciamo.

Oggi, pertanto, dopo le “quattro chiacchiere” con il nostro CEO ing. Massimiliano Aiello, pubblichiamo l’intervista che il responsabile marketing Leo Cascio ha fatto al senior developer Antonio Martino.

Per chi si chiedesse qual è il ruolo di un senior developer, pensiamo sia utile un ripasso.

Un serior developer è un esperto nello sviluppo software che si occupa della progettazione, dello sviluppo e dell’architettura del software. Un professionista che spesso deve risolvere problemi complessi e che guida il team facendo anche un po’ da “mentore” ai nuovi arrivati. E che si concentra sulla qualità del codice, ottimizzando le prestazioni complessive e contribuendo così alla crescita tecnologica dell’organizzazione. 

Il senior developer è insomma una figura chiave all’interno di un’organizzazione. Infatti il nostro Antonio Martino è decisamente una figura chiave di ESSE I.

 

Leo: Ciao Antonio, e benvenuto nella rubrica “quattro chiacchiere”. Ti ho introdotto come il senior developer di ESSE I. Vuoi dirci di più?

Antonio: Grazie a te, Leo. Mi occupo soprattutto di coding, sono un programmatore a tutti gli effetti. Seguo lo sviluppo ma anche la supervisione dei servizi attivi. Con i ragazzi della mia area, infatti, ci occupiamo dell’infrastruttura, dei domini e dell’hosting di tutti i servizi, monitorandone l’attività e le performance. Per le infrastrutture naturalmente ci appoggiamo a soggetti terzi leader nel campo.

L: Ti riferisci ai partner tecnologici, giusto? Tipo?

A: Esatto. Ad esempio OVH, società leader nell’hosting. Ma ci appoggiamo anche ad altri fornitori internazionali, di solito ubicati in Europa. Ovviamente attiviamo e gestiamo i servizi in base ai clienti, alle loro necessità e ai loro budget. Servizi base per quelli che non hanno richieste eccessive e vogliono spendere poco, ma lavoriamo per lo più con servizi avanzati per chi ha maggiori esigenze: clustering, containerization, ridondanze, processi di backup/repliche dei dati automatici, monitoring, business analysis e così via. Dipende da quello che vogliono fare i clienti. Loro chiedono e noi, da consulenti, consigliamo dando loro una soluzione adeguata.

L: Ma torniamo allo sviluppo, visto che è la tua occupazione principale. Ti chiedo: che linguaggi usi? E a quale database relazionale ti appoggi per le attività di coding di ESSE I?

A: Sviluppo in C# (Microsoft .NET), con Visual Studio, e come database ci appoggiamo quasi sempre a SQL Server e a MongoDB. In ESSE I, come sai, siamo molto legati a Microsoft.

Una volta utilizzavamo le “Stored Procedures” direttamente su DB, ovvero procedure precompilate, ancora valide su progetti old style e che hanno bisogno di performance elevate. Adesso utilizziamo anche l’“Entity Framework” (EF), un framework open source object-relational mapping per ADO.NET che in principio era integrato in .NET Framework ma, dalla versione 6, è stato separato da .NET. In pratica una sorta di “pacchetto” che si interfaccia al database da codice facendo le “interrogazioni”. Funziona interrogando il database direttamente dal codice, agevolando molto il lavoro. Questa specifica caratteristica si chiama LINQ (Language Integrated Query) e funziona anche con fonti diverse dai database. Sai qual è il suo vantaggio? Che consente di usare una singola sintassi per ciascuna fonte di dati senza dover imparare differenti linguaggi di query.

L: Sembra che tu sia un po’ il “braccio destro tecnico” di Max. Che ne pensi di questa affermazione? Si può dire che sbrogli molte matasse facendo risparmiare anche tanto tempo a Massimiliano e a ESSE I?

A: Un po’ è vero, e mi inorgoglisce molto questo ruolo. Diciamo che mi occupo di una certa parte di lavoro per conto di ESSE I. Inoltre, insieme a Max e agli altri membri del team, mi occupo della consulenza per conto di altre aziende clienti e partner. Di solito prendendo le direttive direttamente dai manager esterni che, a loro volta, gestiscono vari flussi sia lavorativi che di personale. D’altronde, una parte dei nostri clienti è rappresentata da altre software house o aziende che operano nel marketing e nella comunicazione. Altre volte invece ci interfacciamo con i clienti finali.

L: Ma tornando a Microsoft, perché proprio Microsoft?

A: Ho iniziato con Microsoft per caso e poi, ovviamente, c’è stata una naturale evoluzione nel tempo. La mia seniority è cresciuta in modo tale negli anni da non potere fare altrimenti in campo professionale. Inoltre, nonostante si dicano molte cose negative su Microsoft (spesso sembra lo sport del tiro al piattello su Microsoft), i prodotti e gli strumenti per noi professionisti sono di tutt’altro livello rispetto alla media. E poi, se devo dirla tutta, con il mio percorso credo di fare la mia figura.

L: Perché Microsoft ha una certa autorevolezza

A: Sì, oltre all’autorevolezza ha l’esperienza, ha le spalle larghe. Anche altri software e piattaforme ce l’hanno, però Microsoft secondo me è un passo avanti. Lo so che sembra che stia facendo pubblicità, ma sono quello più pro-Microsoft di tutti in ESSE I.

L: Sai, una volta, quando molti anni fa ero un web developer, programmavo anch’io in PHP ma senza usare ambienti di sviluppo complessi. Mi bastava il blocco note

A: In teoria puoi usare il block notes anche con C# e con tutti gli altri linguaggi. Ma crollerebbe la produttività in maniera così drastica da non potere essere più competitivo sul mercato. E poi, quando ormai sei abituato a tool che ti aiutano nella scrittura, nella pulizia, nel debug (cosa fondamentale per noi sviluppatori), ti verrebbero i capelli bianchi a ritornare sul block notes. E poi Visual Studio lo considero ancora il miglior tool di sviluppo in circolazione.

L: Un punto di vista professionale chiaro e assolutamente condivisibile.

Ormai un po’ mi conosci, Antonio, e sai che sono curioso come una scimmia. Allora ci provo: ci vuoi parlare di un progetto che state sviluppando adesso in ESSE I e che tu, come senior developer, stai seguendo in prima linea?

A: Tra i tanti progetti ai quali mi sto dedicando, al momento, le mie principali attenzioni sono per un grosso progetto in ambito sartoriale: una piattaforma informatica dove, diciamo, i clienti possono ordinare dei vestiti su misura via web. Una piattaforma composta anche da app che, scansionando il tuo corpo, individuano le tue misure. Una cosa fighissima. In pratica, oltre a essere un gestionale, è una piattaforma che mette in comunicazione confezionisti, grandi marche e consumatori finali. Ovviamente tutto integrato in front-office con gli e-commerce aziendali.

L: Un uccellino me ne aveva parlato e non vedo l’ora di scriverne sul blog un giorno, sai? Cosa che, per ovvi motivi, adesso non è possibile.

A: Immagino chi sia l’uccellino! :) Oltre a questi progetti non riesco a distaccarmi dalla supervisione del nostro sito. Anche se molte volte, oberato, non riesco ad approvare i cambiamenti richiesti e rimane tutto in standby. Come si dice? Il calzolaio…

L: …con le scarpe rotte. Una situazione comprensibile quando l’azienda è molto impegnata con i clienti.

Ma cambiamo argomento. Visto che oggi non si parla d’altro voglio chiederti: secondo te dove sta andando il mondo del coding? Che ne pensi degli ultimi sviluppi dell’AI ormai usata anche per programmare?

A: Penso che l’AI vada accolta positivamente anche in questo campo. Tuttavia non credo che riuscirà a fare tutto, potrà scrivere solo pezzi di codice, ma non potrà mai creare un software di qualità e di sana pianta. Riprendendo la mia risposta in cui dicevo che in ESSE I “traduciamo in codice le richieste dei clienti”, ho forti dubbi che l’AI possa farlo. L’AI è una valida mano che velocizza il lavoro ma non sostituisce il programmatore. E credo che non lo farà mai. Certo, forse lascerà a casa persone anche in questo settore, ma un buon programmatore non perderà mai il lavoro per colpa dell’AI.

L: Sono d’accordissimo. Il tuo è un discorso molto simile a quello che io faccio – nel mio settore – per la creazione dei contenuti.

Antonio, in chiusura voglio soffermarmi su di te perché, come anticipavo all’inizio, abbiamo fatto la promessa di farci conoscere anche in quanto persone. In qualità di “primo dipendente di ESSE I”, vuoi raccontarci gli esordi della tua carriera da sviluppatore e come hai conosciuto Max entrando in azienda?

A: Ho iniziato a programmare nel 1998 dopo un corso professionale che comprendeva una parte dedicata allo sviluppo web. Sin da subito mi è piaciuta molto la possibilità di costruire da solo siti web. L’ho vista come un modo per trasformare le mie idee in realtà. Da lì ho cominciato ad applicarmi mentre continuavo a studiare la programmazione. Ricordo che ai quei tempi creavo siti web dinamici con ASP…

L: A chi lo dici. Prima di approdare al marketing facevo anch’io i siti con Active Server Pages collegate – obbrobrio! – direttamente ai database di Access!

A: Allora era “normale”. Successivamente, una volta formato, ho ricevuto un incarico presso una piccola agency locale e per molti anni, fino al 2015, ho lavorato lì come sviluppatore web. In quel periodo ho fatto crescere insieme al mio ex boss la sua azienda. Fu lui, dopo qualche anno, a segnalarmi proprio a Massimiliano, che mi offrì la possibilità di entrare in ESSE I Solutions, oggi ESSE I. Ed eccomi qui.

L: E vi siete piaciuti subito, a quanto sembra. Direi che mai scelta è stata più azzeccata visto dove siete arrivati!

A: Già. Lui ha avuto da subito fiducia in me e io in lui. Oggi in ESSE I, e nella figura di Max, ripongo enorme fiducia. È una persona molto comprensiva e paziente, per me è come un fratello, oltre che il CEO.

L: Ho apprezzato anch’io da subito la sua umanità (autentica e non finta, diversamente dai tanti “brand washing”), un atteggiamento che crea e mantiene l’armonia in azienda (il nostro payoff “harmony, not just bits” nasce proprio da questo). So a cosa ti riferisci e anche questa volta non posso che concordare con te. 

Solo un’ultima domanda, Antonio: come ti vedi professionalmente tra dieci anni?

A: Tra dieci anni? Spero di lavorare sempre in ESSE I nell’area tecnica, ovvio, ma con ancora più responsabilità di adesso, cosa che in realtà inizio già ad avere, facendo da guida alle nuove figure che via via stanno entrando nella famiglia ESSE I.

L: Ti “sporcherai” di meno le mani nel coding e parlerai/coordinerai di più il team?

A: Sì, ma continuerò a sporcarmele le mani! Penso che per essere un buon manager IT dovrò sporcarmi lo stesso le mani. La mia è una figura che deve saper fare le cose.

L: Non potrei essere più d’accordo, Antonio. Grazie della bella chiacchierata, buon lavoro e alla prossima!

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